Dimorphodon
Il dimorfodonte (gen. Dimorphodon) era uno pterosauro vissuto dagli inizi del Giurassico inferiore (circa 200 milioni di anni fa) fino alla fine del Giurassico medio (circa 160 milioni di anni fa), i cui resti sono stati rinvenuti in Inghilterra e in Messico.
Considerato per lungo tempo il primo pterosauro ben noto, il dimorfodonte possedeva un aspetto abbastanza insolito: il cranio era relativamente grande ma leggero, questo per la presenza di ampie finestre antiorbitali che avevano la funzione di alleggerirlo. I denti e le mascelle di Dimorphodon suggeriscono che potesse chiudere la bocca in modo veloce, ma che non avesse un morso potente, e ciò sarebbe compatibile con una dieta insettivora o basata comunque su piccoli animali. Per la conformazione del suo cranio, alto e relativamente convesso, il dimorfodonte è stato spesso raffigurato come una versione mesozoica dell'attuale pulcinella di mare (Fratercula arctica). Il nome "Dimorphodon" è dovuto al fatto che questo pterosauro presentava due differenti tipi di dentatura (il nome significa “denti di due forme”).
Recentemente l'accostamento alla pulcinella di mare è stato rimesso in discussione, così come la dieta ittivora. Infatti l'anatomia dell'animale ha alcune particolarità: gli artigli sono più grandi di quelli della maggior parte dei ranforicoidi suoi contemporanei, con vari adattamenti che permettevano di sfruttarli per arrampicarsi, velocemente e con presa sicura, su alberi e legno; le ali erano piuttosto corte rispetto alle dimensioni del corpo, le zampe al contrario risultavano lunghe ed agili, utili ad un'andatura quadrupede agile e veloce (come ipotizzato da Kevin Padian, David Unwin e Sarah Sangster; mentre la dentatura (e l'articolazione a scatto veloce della bocca) è decisamente adatta per un insettivoro, soprattutto per un animale che preda gli insetti del sottobosco, uniti a invertebrati e piccoli-piccolissimi vertebrati. Nulla proibisce che si cibasse anche di pesce, ma non aveva un'anatomia da ittivoro specializzato. Infine Dimorphodont è stato traovato sia in giacimenti costieri che dell'entro terra. Questi elementi fanno supporre che quest'animale trascorresse molto del suo tempo nel sottobosco o sui rami deli alberi, usando il volo per spostarsi più rapidamente e per sfuggire ai predatori e che non fosse un ittivoro.
Rispetto alle forme successive, le caratteristiche "primitive" di questa specie includono un’apertura alare ridotta in proporzione alle dimensioni del corpo del corpo. Il dimorfodonte era comunque un tipico pterosauro ranforincoide, sebbene molto basale e forse derivato da un lignaggio fantasma del triassico medio, dotato di una lunga coda forse munita di una sorta di “timone” per manovrare meglio nell’ambiente aereo. La lunghezza dell’intero animale doveva essere di circa un metro, mentre l’apertura alare poteva raggiungere il metro e quaranta.
Le zampe posteriori del dimorfodonte erano ancora piuttosto robuste in confronto a quelle degli pterosauri successivi. Questa caratteristica ha convinto alcuni paleontologi che questo animale fosse capace di una corsa bipede, e non fosse eccessivamente impacciato dalle ampie ali. Nuovi studi compiuti su un esemplare più recente, rinvenuto in Messico, hanno portato a pensare che le zampe posteriori, molto primitive, permettessero una locomozione di tipo essenzialmente quadrupede. Alcune impronte fossili (icniti) sembrerebbero convalidare questa ipotesi.
Considerato per lungo tempo il primo pterosauro ben noto, il dimorfodonte possedeva un aspetto abbastanza insolito: il cranio era relativamente grande ma leggero, questo per la presenza di ampie finestre antiorbitali che avevano la funzione di alleggerirlo. I denti e le mascelle di Dimorphodon suggeriscono che potesse chiudere la bocca in modo veloce, ma che non avesse un morso potente, e ciò sarebbe compatibile con una dieta insettivora o basata comunque su piccoli animali. Per la conformazione del suo cranio, alto e relativamente convesso, il dimorfodonte è stato spesso raffigurato come una versione mesozoica dell'attuale pulcinella di mare (Fratercula arctica). Il nome "Dimorphodon" è dovuto al fatto che questo pterosauro presentava due differenti tipi di dentatura (il nome significa “denti di due forme”).
Recentemente l'accostamento alla pulcinella di mare è stato rimesso in discussione, così come la dieta ittivora. Infatti l'anatomia dell'animale ha alcune particolarità: gli artigli sono più grandi di quelli della maggior parte dei ranforicoidi suoi contemporanei, con vari adattamenti che permettevano di sfruttarli per arrampicarsi, velocemente e con presa sicura, su alberi e legno; le ali erano piuttosto corte rispetto alle dimensioni del corpo, le zampe al contrario risultavano lunghe ed agili, utili ad un'andatura quadrupede agile e veloce (come ipotizzato da Kevin Padian, David Unwin e Sarah Sangster; mentre la dentatura (e l'articolazione a scatto veloce della bocca) è decisamente adatta per un insettivoro, soprattutto per un animale che preda gli insetti del sottobosco, uniti a invertebrati e piccoli-piccolissimi vertebrati. Nulla proibisce che si cibasse anche di pesce, ma non aveva un'anatomia da ittivoro specializzato. Infine Dimorphodont è stato traovato sia in giacimenti costieri che dell'entro terra. Questi elementi fanno supporre che quest'animale trascorresse molto del suo tempo nel sottobosco o sui rami deli alberi, usando il volo per spostarsi più rapidamente e per sfuggire ai predatori e che non fosse un ittivoro.
Rispetto alle forme successive, le caratteristiche "primitive" di questa specie includono un’apertura alare ridotta in proporzione alle dimensioni del corpo del corpo. Il dimorfodonte era comunque un tipico pterosauro ranforincoide, sebbene molto basale e forse derivato da un lignaggio fantasma del triassico medio, dotato di una lunga coda forse munita di una sorta di “timone” per manovrare meglio nell’ambiente aereo. La lunghezza dell’intero animale doveva essere di circa un metro, mentre l’apertura alare poteva raggiungere il metro e quaranta.
Le zampe posteriori del dimorfodonte erano ancora piuttosto robuste in confronto a quelle degli pterosauri successivi. Questa caratteristica ha convinto alcuni paleontologi che questo animale fosse capace di una corsa bipede, e non fosse eccessivamente impacciato dalle ampie ali. Nuovi studi compiuti su un esemplare più recente, rinvenuto in Messico, hanno portato a pensare che le zampe posteriori, molto primitive, permettessero una locomozione di tipo essenzialmente quadrupede. Alcune impronte fossili (icniti) sembrerebbero convalidare questa ipotesi.